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GIN – storia, curiosità e tendenze

Partiamo dalle basi quando parliamo di gin dobbiamo parlare di ginepro.
Il ginepro è una conifera che cresce in un clima temperato freddo, preferibilmente montano. E’ diffuso in tutto il mondo e ne esistono ben 65 tipi diversi. E’conosciuto per le sue doti medicamentose ed è molto apprezzato in cucina.
I primitivi andavano ghiotti delle sue bacche, gli Egizi lo utilizzavano per l’imbalsamatura, nel Medioevo si conoscevano già le sue doti curative per lo stomaco e in Italia nell’XI secolo si produceva già un cordiale a base di acquavite e di ginepro nelle scuole di medicina monastica.
E’ infatti italiano il primo simil gin di cui si hanno notizie nella letteratura, infatti nelle colline intorno a Salerno crescevano rigogliose piante di ginepro che venivano utilizzate negli alambicchi di monaci e farmacisti. In una raccolta di trattati del 1055, il Compendium Salernita, si parla di un distillato di vino, infuso con bacche di ginepro.
Nella metà del 1200, Pedro Julião, successivamente Papa Giovanni XXI, descrisse in un trattato sulla cura degli occhi, il Liber de Oculis, un altro tipo di proto-gin definito “acqua degli occhi”, un cordiale fatto con diversi “botanicals”.
I primi veri distillati verranno prodotti a cavallo tra il 1200 e il 1300. Arnaldo da Villanova, medico catalano, fu il primo a consigliare l’uso di questo liquido anche al di fuori dall’ambito medicale. Successivamente un suo pupillo, Ramon llull, introdusse i primi concetti riguardanti le distillazioni multiple per rendere il distillato più puro.
Il concetto di acquavite al ginepro in quanto tonico ed energizzante prese sempre più piede e il consumo dei cordiali, dal latino cordis, “cuore”, era un medicinale diffusissimo durante la Peste nera a metà del XIV secolo.
La prima menzione della bevanda in quanto “gin” risale al medico di Anversa Philippus Hermanni. Nel suo libro A Constelijck Distileerboec dal 1552 menzionò l’Aqua juniperi ben 98 anni prima del collega olandese Franciscus Sylvius con il suo genoa, da molti considerato l’inventore del gin.
Una svolta importante avvenne con la caduta di Anversa nel 1585, che gli inglesi impararono a conoscere il gin, che chiamarono Dutch Courage, il goccetto che dava coraggio ai soldati olandesi. L’introduzione di questa bevanda in Inghilterra portò alla creazione dei gin in stile inglese che conosciamo oggi ed è qui che venne attribuito il nome gin al distillato.
Gli anni ‘80
Il gin per lungo tempo relegato negli scaffali meno in vista dei bar, finalmente ritorna di moda dopo la fine degli anni ’80. Ovviamente quando c’è richiesta aumenta l’attenzione dei produttori distillando prodotti con nuovi aromi e spezie. Così facendo creano sapori inediti, al fine di elevare il livello di questi spiriti e di soddisfare le domande di una clientela educata e più sofisticata.
Con il Bombay Sapphire tutta la categoria ritrova il suo splendore e considerazione da parte di mixologist di tutto il mondo.
Il segreto del Gin è L’alambicco
Nel corso degli anni ’60, la socieà John Dore & Co Ltd produce per la prima volta un alambicco chiamato Carter-Head Still. La sua funzione? Trasformare in vodka o in gin l’alcool di cereale distillato dagli alambicchi Coffey Still (introdotti nel 1831 da Aeneas Coffey). Composto da una caldaia di circa 3000 litri sormontata da una colonna, il Carter-Head Still si distingue dagli alambicchi a colonna per una camera in rame situata alla sua sommità.
Riempita di spezie, di erbe aromatiche e di bacche di ginepro, questa permette di caricare di aromi i vapori dell’alcool che circolando di piatto in piatto, finiscono la loro corsa nel suo interno. Diventato estremamente raro questo tipo di alambicco esiste talvolta presso alcuni distillatori che cercano di mescolare i loro distillati molto leggeri con quelli più pesanti, nati dagli alambicchi Pot Still.
«Gli stili»
Al di là della tecnica di aromatizzazione, per macerazione, distillazione oppure per mescolanza, il gin si trova sotto diverse categorie:
LONDON GIN (London Dry Gin): questa categoria, denominata anche “English style”, simboleggia la quintessenza del gin. Il termine “London” non esprime un’origine, ma uno stile che può essere riprodotto in tutto il mondo. I “London Gin” o “London Dry Gin” sono dei “distilled gin” a cui non può essere aggiunto alcun elemento artificiale (aromi o coloranti) se non dello zucchero e nelle proporzioni ben definite (5 g/ettolitro a 100% alc/vol).
PLYMOUTH GIN: a tutt’oggi è l’unica denominazione d’origine che esista per il gin Dominio riservato del sud dell’Inghilterra, questo gin è prodotto da una sola distilleria situata a Plymouth, Blackfriars Distillery (Coates &Co), che detiene l’unico diritto di uso della denominazione.
OLD TOM GIN: antenato del London Dry Gin, questo gin era molto popolare nel XVIII secolo. Più dolce e leggermente zuccherato, era inoltre carico di aromi per mascherare una base alcoolica più dura e meno pura delle basi attuali. Uno stile in via di estinzione.
JENEVER: cugino primo del gin, il jenever è prodotto principalmente in Belgio, in Olanda e in Germania (Dornkaat). E’ elaborato a partire da un alcool risultante dalla distillazione di un mosto di cereali (mescolanza di segale, di grano, di mais e d’orzo),come possono esserlo alcuni whisky. Il Jenever è generalmente distillato in un alambicco pot- still o a ripasso e produce un alcool più robusto del gin. Esistono due tipi di jenever: “jonge” ( giovane) e “oude” ( invecchiato) messo in fusto di rovere da 1 a 3 anni.
SLOE GIN: liquore elaborato a partire da gin infuso con prunelle. Alcune ricette implicano un periodo di invecchiamento in fusti di rovere.
Nuove tendenze
Il Gin a marchio Made in Italy
La storia ci insegna che il primo simil gin è stato prodotto in Italia secoli fa, e ci conferma anche che il miglior ginepro al mondo viene prodotto in Toscana ed in Sardegna, da qui alla produzione odierna di Gin Italiano di qualità il passo è stato breve, ed oggi il mercato ci sta premiando con bottiglie catalogate come Eccellenze tra i gin di qualità a livello mondiale.
Il Gin al Luppolo
Da un’idea tutta pugliese nasce i gin al Luppolo, prodotto molto interessante che ormai non può mancare sugli scaffali dei locali Italiani, con la speranza che in controtendenza i paesi esteri imparino ad apprezzare anche questa chicca del beverage italiano, eccellente in purezza e versatile nei cocktails.



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