
14 Mag I rossi che hanno trasformato la Puglia da Cenerentola d’Italia a Regina
Quando parliamo di vino pugliese, subito pensiamo al Primitivo ed al Negroamaro, ormai realtà conosciute in tutto il mondo, nelle fiere enologiche internazionali lo stand della Puglia è sempre tra i più ricercati e visitati.
E pensare che eravamo un po’ la Cenerentola d’Italia, sfruttata per la sua varietà di vitigni che venivano usati come taglio per tante tantissime aziende italiane blasonate, ma oggi la Puglia come nelle favole si è trasformata in Regina dei vini con le sue 4 Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG), e 28 Denominazioni di Origine Controllata (DOC), praticamente il più alto numero di DOC in Italia dopo la Toscana.
In tutto il territorio pugliese è possibile produrre la DOC Aleatico di Puglia. A nord, in provincia di Foggia, si trovano le DOC Tavoliere, San Severo, Cacc’è mmitte di Lucera e Orta Nova, mentre nella provincia di Barletta-Andria-Trani abbiamo le DOC Rosso di Cerignola, Barletta e Moscato di Trani.
In provincia di Bari, sorgono le 3 DOCG Castel del Monte Bombino Nero, Castel del Monte Nero di Troia Riserva, Castel del Monte Rosso Riserva, con la relativa DOC di ricaduta Castel del Monte – in comune con la provincia di Barletta-Andria-Trani -, oltre alle DOC Gravina e Gioia del Colle.
Nella parte sud, tra Brindisi, Taranto e Lecce, troviamo tante DOC che ricoprono zone di produzione molto piccole, quali Negroamaro di Terre d’Otranto, Terra d’Otranto, Locorotondo, Martina Franca, Ostuni, Colline Joniche Tarantine, Brindisi, Lizzano, Salice Salentino, Squinzano, Leverano, Copertino, Nardò, Galatina, Alezio e Matino. In questo territorio, inoltre, emerge la quarta DOCG della regione: il Primitivo di Manduria Dolce Naturale, con la relativa DOC Primitivo di Manduria.
Approfondiamo la conoscenza dei vitigni a bacca rossa più importanti :
Negroamaro è uno dei vitigni più antichi d’Italia poiché gli si attribuisce un’origine greca risalente alla colonizzazione ellenica avvenuta tra l’VIII e il VII secolo a.C.
Il suo attuale nome probabilmente deriva dalla combinazione del termine latino “niger” e greco “mavros” che significano entrambi nero, quindi Negroamaro come nero-nero per via del colore scuro delle uve. Caratterizzato da una forma tronco-conica, il grappolo, compatto, semplice e corto, presenta acini di media dimensione, con buccia pruinosa spessa e consistente di colore nero-violaceo.
Uva di Troia o Vitigno di Canosa, è diffuso prevalentemente nella zona centro-settentrionale della Puglia. Ci sono quattro diverse ipotesi circa le origini di questa varietà. La tesi dell’origine greca s’intreccia con la leggenda dell’eroe della guerra di Troia Diomede, nonché miglior amico di Ulisse che, giunto dall’Asia Minore (e specificatamente dalla mitica città di Troia), porto con sé in Puglia le marze di questa varietà. La seconda ipotesi, avvallata da alcuni studiosi, induce a non sottovalutare il grado di civiltà già raggiunto dalle popolazioni indigene dei Dauni e dei Peuceti, prima ancora della colonizzazione ellenica, che conoscevano e già coltivavano la vite e, in questo caso, l’origine è da attribuire a un’antica varietà locale. Una terza ipotesi vuole il Nero di Troia originario dell’omonimo Comune della provincia di Foggia fondato dai Greci: Troia, appunto, sebbene già nel XVIII secolo in quest’areale si narrava della coltura del Montepulciano e non si citavano altre varietà. L’ultima ipotesi ne attribuisce la provenienza alle vicine coste albanesi e precisamente al piccolo borgo di Cruja che, in vernacolo, viene chiamato Troia.
Il Primitivo deve il suo nome a un sacerdote di Gioia del Colle (provincia di Bari), Francesco Filippo Indelicati, che verso la fine del XVIII secolo compì studi approfonditi su questa varietà.
Attraverso diverse selezioni di vitigni della stessa tipologia, direttamente in vigna, ne individuò uno che si distingueva dagli altri per la precocità di maturazione, battezzandolo così, con il nome di Primativo o Primaticcio o con il termine latino Primativus. Successivamente le marze di Primitivo raggiunsero Manduria (provincia di Taranto) a cavallo tra il 1700 e 1800, trasportate dai lavoratori migranti provenienti da Gioia del Colle. Una caratteristica importante di questa varietà è che gli acini accumulano grandi quantità di zuccheri con facilità e quindi generano vini di alto tenore alcolico.
Aglianico Vitigno di antichissima coltivazione nell’Italia Meridionale, è ormai tesi principale che l’Aglianico sia arrivato sulle coste campane nell’VIII secolo a.C. per poi diffondersi nelle regioni limitrofe con grande facilità a motivo delle tante virtù di questo vitigno. La prima volta che il nome Aglianico appare in stampa risale al 1520 in documenti che attestano la proprietà dei vigneti di questa varietà in capo al Conte di Conversano (comune in provincia di Bari). Il grappolo è medio-piccolo di forma cilindrica o conica, semplice o alato e mediamente compatto. Gli acini sono di medio-piccole dimensioni, di colore blu-nero uniforme.La buccia spessa dell’Aglianico lo protegge dalle muffe e permette una vendemmia tardiva necessaria perché è una varietà a lenta maturazione (seconda metà di ottobre-novembre). In Puglia è coltivato prevalentemente ai confini con la Basilicata e rientra tra i vitigni cardine della Dop Castel del Monte
Aleatico è uno dei vitigni più antichi d’Italia, anch’esso di origine probabilmente greca diffusosi in tutta Italia, prevalentemente in Puglia e in Lazio. Alcuni studi sul suo DNA hanno dimostrato che l’Aleatico ha una relazione di parentela con il Moscatello nero. È una varietà che matura abbastanza precocemente e possiede una buona tolleranza alla siccità, sviluppa grappoli di medie dimensioni, allungati, con un’ala, leggermente spargoli o mediamente compatti.
Altri vitigni degni di nota sono il Bombino Nero, la Malvasia Nera di Lecce e Brindisi, il Notardomenico, ed i vitigni recuperati da una sicura estinzione Ottavianello e Susumaniello.
La viticultura pugliese con la sua storia e cultura è veramente una splendida favola, che per fortuna scrive ogni giorno nuovi capitoli avvincenti e che sicuramente non prevede la parola fine.